Le Rivoluzioni inglesi
Gli Stuart (1603-88) tentarono di imporre una monarchia assoluta in Inghilterra, trovando diversi tipi di opposizione:
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Magna Charta - 1215 |
- religiosa: i sudditi rifiutavano la Chiesa anglicana (la Chiesa di Stato guidata dal re) e si avvicinavano al puritanesimo, opponendosi al controllo dello Stato;
- politco-giuridica: Parlamento con la Petizione dei diritti del 1628 si oppose alle pretese assolutistiche di Carlo I, rivendicando i diritti garantiti dalla Magna Charta del 1215 (libertà personale e obbligo di sottoporre all'approvazione del Parlamento ogni nuova tassa);
- economica: i ceti produttivi chiedevano che la Corona cessasse di intromettersi nella vita economica e appoggiasse i loro interessi.
Si creò così un conflitto fra la nazione, che esigeva di partecipare alla gestione dello Stato, e il sovrano, appoggiato da una parte della nobiltà.
In seguito al rifiuto di Carlo I di rinunciare al potere assoluto, l'Inghilterra precipitò nella guerra civile (1642-1649). Il Parlamento ebbe la meglio: Carlo I fu condannato a morte e fu instaurata la repubblica sotto la guida di Oliver Cromwell. Il paese era però diviso in fazioni: di fronte al pericolo dell'anarchia Cromwell assunse un potere dittatoriale.
Dopo la morte di Cromwell il Parlamento consentì il ritorno della monarchia (1660). Quando con Giacomo II si profilò il rischio di una dinastia cattolica, offrì la corona al protestante Guglielmo d'Orange. In questa occasione gli orientamentidel Parlamento si raccolsero in due partiti:
In seguito al rifiuto di Carlo I di rinunciare al potere assoluto, l'Inghilterra precipitò nella guerra civile (1642-1649). Il Parlamento ebbe la meglio: Carlo I fu condannato a morte e fu instaurata la repubblica sotto la guida di Oliver Cromwell. Il paese era però diviso in fazioni: di fronte al pericolo dell'anarchia Cromwell assunse un potere dittatoriale.
Dopo la morte di Cromwell il Parlamento consentì il ritorno della monarchia (1660). Quando con Giacomo II si profilò il rischio di una dinastia cattolica, offrì la corona al protestante Guglielmo d'Orange. In questa occasione gli orientamentidel Parlamento si raccolsero in due partiti:
- whigs, filoparlamentari;
- tories, difensori delle prerogative regie.
La Francia del re Sole
Fino al 1661 la Francia
fu retta dall’abile cardinale Mazarino. Alla sua morte, Luigi XIV
non nominò più un Primo ministro: volle tenere il potere saldamente
nelle proprie mani. Credeva all’origine divina del monarchico e
scelse per sé l’emblema del Sole, simbolo di potenza e centralità.
Costruì uno Stato assoluto, identificato nella sua persona, che in
seguito fu preso a modello dagli altri sovrani europei. Nel 1715 il
popolo festeggiò la morte di Luigi XIV che segnava la fine del suo
lungo e oppressivo regno.
La monarchia assoluta accentra tutto il potere nelle mani del sovrano, che a suo arbitrio controlla organi e funzionari e convoca le assemblee rappresentative. Il re è vincolato solo dal rispetto dall’ortodossia religiosa e delle norme di successione al trono.
La monarchia assoluta accentra tutto il potere nelle mani del sovrano, che a suo arbitrio controlla organi e funzionari e convoca le assemblee rappresentative. Il re è vincolato solo dal rispetto dall’ortodossia religiosa e delle norme di successione al trono.
Luigi XIV cercò i
poteri di Chiesa, nobiltà e Parlamenti, e tentò di assumere il
controllo di tutta la macchina statale. Perciò:
- creò una burocrazia direttamente dipendente dalla Corona: istituì un sistema di consigli e utilizzò gli intendenti, funzionari che controllavano il funzionamento di tutta l’amministrazione.
La politica fiscale e
quella economica furono affidate a Jean-Baptiste Colbert, il quale:
- risanò il sistema fiscale e amministrativo, caratterizzato da abusi e inefficienza. Le entrate della corona aumentarono considerevolmente;
- applicò la politica mercantilista, che prevede l’intervento statale a tutela della produzione interna con incentivi alle esportazioni e dazi per limitare le importazioni.
Luigi XIV riformò
l’esercito ed eresse fortificazioni lungo le frontiere. Puntava
all’egemonia in Europa: durante il suo regno la Francia fu quasi
costantemente in guerra. Con la politica
culturale cercò il controllo delle coscienze. Il dissenso fu represso
con la censura, e la cultura ufficiale produsse grandi opere
celebrative della sua figura.
Luigi XIV concepì la
religione come uno strumento di governo: cercò di controllare il
clero francese (gallicanesimo), scontrandosi con il papato. Inoltre
combatté il dissenso religioso, perseguitando giansenisti e
ugonotti, che rivendicavano la libertà di coscienza.
La Russia era rimasta isolata dai grandi cambiamenti sociali e culturali dell’Europa occidentale.
L’assolutismo in Russia e Prussia
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Pietro I il Grande |
Lo zar Pietro I il Grande, al potere dal 1689, cercò di occidentalizzarla: voleva edificare uno Stato assoluto, sottomettendo la nobiltà e tutte le istituzioni che, come la Chiesa ortodossa, si opponevano alle riforme. Pietro riuscì ad avviare la modernizzazione della Russia che restò tuttavia un paese economicamente e socialmente arretrato.
La Prussia, un regno affermatosi nel corso del Seicento, era frammentata e arretrata. Federico Guglielmo I (1713-1740) la rinnovò, portandola fra le grandi potenze europee.
Alla fine del regno di Federico Guglielmo I la Prussia poteva vantare un apparato burocratico e un sistema fiscale efficienti.
Soprattutto il sovrano poteva disporre di un agguerrito esercito guidato da un corpo di ufficiali preparati ed estremamente fedeli. Alla sua morte (1740), lasciò al figlio Federico II (1740-1786) uno Stato pronto a espandersi e a inserirsi a pieno titolo nelle contese nelle grandi potenze europee.
Lo sviluppo di Russia e Prussia tra Sei e Settecento presenta alcuni aspetti comuni:
- i sovrani riformarono lo Stato puntando all’assolutismo anche a traverso la creazione di una burocrazia statale stabile. L’apparato militare ebbe grande rilevanza: in Prussia l’esercito costituì la base della espansione del paese;
- dal punto di vista sociale si cercò di sottoporre la nobiltà alla Corona, inserendola nei ranghi dell’amministrazione statale. In Russia fu forte la spinta verso l’occidentalizzazione negli usi e della cultura.
Un secolo di guerre
Tra il 1667 e il 1763
l’Europa fu quasi sempre in guerre. Non si trattava più di guerre
de religione, che erano terminate con la pace di Westfalia, ma di
combattute per il possesso di nuovi territori e per stabilire un
nuovo equilibrio tra gli Stati. Spesso si trattò di guerre di
successione: le dinastie europee erano tutte imparentate, e un trono
vacante per essenza di eredi diretti poteva essere rivendicato da
molti.
Merita ricordare la
guerra dei Sette anni (1756-1763) che in un certo senso fu la prima
guerra mondiale della storia. Si combatté, infatti, in Europa, India
e America.
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1745 - Attacco dell'esercito prussiano |
La Spagna, estintasi la
dinastia degli Asburgo, passò in mano a un ramo dei Borboni, ma
perse parte del suo impero coloniale.
Nel 1713 la
denominazione spagnola in Italia ebbe fine. La pace di Aquisgrana
(1748), con cui finì la guerre di successione austriaca, segnò
l’inizio della dominazione austriaca e borbonica. Il paese, a
eccezione del Regno di Sardegna (in mano ai Savoia), era debole
frammentato.
Per quanto riguarda i
traffici commerciali, che ormai si sviluppavano a livello mondiale, i
grandi sconfitti, rispetto ai secoli precedenti, furono gli Stati
iberici e l’Italia.
Nel 1683 l’esercito
turco giunse ad assediare Vienna, ma fu costretto a ritirarsi. Iniziò
così il declino dell’Impero ottomano, che in seguito venne più
volte sconfitto dalle potenze europee, soprattutto dall’Austria.
La Russia ottenne una
“finestra sul Baltico” sconfiggendola Svezia e si inserì
saldamente nella vita economica e politica dell’Occidente.
La Prussia si rafforzò
notevolmente a danno della Svezia, della Polonia e dell’Austria.
Questo Stato, destinato a una straordinaria ascesa che culminò nel
1871 con l’unificazione della Germania, era governato dallo
spregiudicato Federico II il Grande. Questi approfittò della crisi
dinastica in Austria per occupare la Slesia e della debolezza della
Polonia per spartirsi il suo territorio con Austria e Russia. Alla
fine del Settecento la Polonia sparì dalla cartina europea.
L’Olanda lasciò il
primato marittimo all’Inghilterra che, alla fine del secolo delle
guerre, si presentava come la maggiore potenza coloniale e
commerciale, arbitra dei nuovi equilibri.
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